Odio quando di una azienda si parla di “ristrutturazione” oppure di “dimissioni volontarie”. La verità è che i posti di lavoro vengono tagliati, senza se e senza ma. Sono inquietanti i suicidi commessi dai lavoratori di France Telecom negli ultimi tempi a seguito proprio di una perdita della forza lavoro e, quanto pare, di nuove posizioni dequalificanti, un mobbing più raffinato. Non conosco il piano industriale di Telecom Italia, i loro non-investimenti sull’infrastruttura e la ricerca, quale sia la visione dell’azienda riguardo le telecomunicazioni ed il futuro: progetti come A voi comunicare oppure Working Capital possono essere positivi purchè non rimangono esperimenti di comunicazione che debbano solo dare l’immagine di un’azienda al passo con i tempi.
Il titolo del post è ovviamente provocatorio, la speranza è che nei prossimi anni nessuno perda il proprio posto di lavoro o per lo meno che venga riqualificato in mansioni se non superiori, uguali: temo che Telecom e le altre telco abbiano sempre più difficoltà nel fare manutenzione sulla Rete, che con le nuove tecnologie (WiMAX, FTH) ci sia un crescente e serio pericolo per i lavoratori. Dove sbaglio, sono un visionario?
[UPDATE]
– A proposito dei 23 suicidi in France Telecom anche il ministro per il lavoro francese vuole vederci chiaro.
leggevo giusto oggi l’intervista su l’unità ad Attilio Camozzi, quello che ha comprato (e salvato) la INNSE. Riporto questo passo:
«A Lumezzane (Brescia, ndr) dove vivevo io c’erano 20mila abitanti e 2mila aziende. Come dire, lo spirito dell’artigiano non mancava. Come tornitore ero bravo, ho cominciato a lavorare per conto terzi, nel 1964 mi sono messo in proprio. Siamo andati avanti. Sia chiaro: in 44 anni non abbiamo mai visto un dividendo».
Sta dicendo che non avete mai distribuito dividendi, ma reinvestito tutti gli utili in azienda?
«Esatto. Abbiamo mangiato, pranzo e cena, questo sì. Ma tutto il resto va alle aziende».
Chissà perché mi è venuto in mente Tronchetti Provera…
@aghost: Già, chissà perchè. Comunque con questa visione sono completamente d’accordo: fa parte della filosofia delle piccole-medie aziende italiane sane, per questo sono andati avanti anche con difficoltà, sono il punto di forza del nostro Paese. IMHO.
be’ chiaro, non a caso camozzi è un ex tornitore, non un “capitano coraggioso” che depreda le aziende