Una risposta a questa domanda è contenuta nella ricerca (file .PDF) dal titolo “Fattore Internet” commissionata da Google e del Boston Consulting Group: da sola, cioè senza considerare l’indotto ed altre voci, l’Internet in Italia è valsa 31,6 miliardi di euro nel 2010 ossia circa il 2% del PIL mentre le stime dicono che nel 2015 potrà essere il 4,4% del PIL, circa 59 miliardi di euro con una crescita annua del 18%.
Perchè dunque essere sempre pessimisti e non provare ad avere ottimismo e contagiare le aziende, gli imprenditori ed anche la politica più che con iniziative di facciata con casi studio, seminando formazione e incontri pubblici sul territorio?
Se il 55% delle PMI italiane intende entro quest’anno fare investimenti nei progetti di information technology allora bisogna probabilmente stare al loro fianco, invogliarle, aiutarle a fare ricerca e innovazione in un processo virtuoso che coinvolga anche le università, che ascolti e risolvi i problemi del giovane welfare, che favorisca finalmente gli investimenti delle grandi imprese.
Le aziende che usano Internet crescono in maniera più veloce e considerando che tempo vuol dire denaro questo è un vantaggio non da poco. Il timore però è che gli italiani siano sempre soli, un grande popolo che riesce a fare tutto ed il contrario di tutto senza esser guidato da uno statista. Per questo insisto che siamo noi tutti singolarmente responsabili se le cose vanno male oppure bene, che ci vogliano continuamente esempi positivi affinchè quella ricchezza che è di pochi diventi – necessariamente e meglio – distribuita.
Via [Daniele Lepido]
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