Non lo so cos’è questo progetto dal nome Help 2.0 che domani verrà “lanciato” e presentato sul blog Acmedelpensiero.
Ciò che so è che ormai si abusa del numeretto “2.0“, forse perchè fa figo.
Qualcuno ha già criticato questo Help 2.0 ed i dubbi in effetti sono tanti: anche La Stampa oggi scrive un articolo a tal proposito che non è molto chiaro.
Il punto è che dopo Skebby nel web italiano ci si aspetta di tutto; ciò che vorrei però è qualcosa di innovativo che vada oltre la creazione di un odioso, antipatico e futile scambio link che tra contest ed altro si sviluppa di continuo con solite polemiche e quant’altro. Dare del valore ai backlink mi sembra alquanto triste.
Perchè invece che guardare classifiche non si propone di realizzare qualcosa che consenta di unire i blog italiani nella creazione di un progetto, un servizio, un’applicazione ? Eventi come i BarCamp potrebbero essere utili: mi piacerebbe che il RoyalCamp serva anche a questo.
Senza fini di lucro (certo è vero che non si lavora per la gloria), senza campagne virali a colpi di video e slogan ad effetto con contenuti vuoti. Seguendo quella filosofia “karma way” del quale parla Shel Israel: forse sogno ad occhi aperti.
Ma non fasciamoci la testa: speriamo che domattina possa parlare di Help 2.0 come qualcosa di innovativo e soprattutto di…utile.
[UPDATE] Il post che chiarisce “l’arcano” è questo: http://tinyurl.com/2d8fbt .
Andatelo a leggere così avete modo di farvi un idea: si tratta di fare beneficenza, obiettivo di certo nobile ma perchè aiutare qualcuno aspettando dei giorni per farlo sapere? Questa cosa la continuerò a seguire perchè sono curioso.
Sarà che sono sempre diffidente ed ho la puzza sotto il naso ma questa iniziativa mi sa tanto di catena di S.Antonio e di daisy chain: ricordate quelle mail nelle quali c’erano bambini malati e vi si chiedeva di dare dei soldi ? Ecco cosa mi è venuto in mente: beneficenza 1.0.
[UPDATE 2] Tutto ciò mentre come al solito si può dare una mano con semplicità mediante un semplice SMS ai 33 mila rifugiati iracheni a Damasco. Un altro modo e difficoltà la racconta Napolux qui.
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