Non so quante volte ne ho parlato del peer to peer illegale: mi divertii anche a scrivere un primo eposidio di un eventuale saga. Diciamocela tutta: chi si collega ad Internet lo utilizza soprattutto anche per scaricare file altrimenti è futile e ridicola la corsa all’ADSL sempre più veloce.
Quei 4 uploader beccati dalla Guardia di Finanza a condividere file ed opere non solo musicali protette dal diritto d’autore non sono soli: come dice Daniele sono mega multe che sfiorano il ridicolo e nessuno pagherebbe mai.


Allarmismo

E non regge neanche (in parte) la spinta delle major e case discografiche nei confronti degli organi di controllo: è come utilizzare l’istituzione pubblica per far esclusivamente giustizia di interessi “privati”.
Non lo voglio pensare: a me interessa la costituzione di una legge chiara, precisa, moderna, che faccia capire agli utenti cosa possono fare e a cosa vanno incontro quando aprono eMule o altri programmi. “Ma se scarico e mi bussa la Gdf a casa, li posso fare entrare, possono controllare il mio PC“?
A quanti me lo chiedono la risposta è NO a meno che non abbiano un mandato ed anche in questo caso credo ci siano eccezioni: in questo campo sono ignorante quindi faccio rispondere a chi lavora nel campo giuridico.

Domenica a “Che tempo che fa” di Fazio c’era Ramazzotti: ha detto che Internet (abusando forse del termine) gli ha cambiato il modo di fare musica, come bastasse usare Pro Tools e le chiavi USB per fare un buon pezzo musicale. Tutti hanno osannato e parlato del nuovo album dei Radiohead, In Rainbows, uscito prima in Rete e poi nei negozi: certo un bell’esempio se volete anche di lotta alla pirateria.

Amarcord

E poi ci sono nuovi e rivoluzionari servizi che promettono di scaricare legalmente musica sopportando qualche secondo di pubblicità: è il caso di Downlovers.
A me sembra un po anacronistico come sistema (ricordo tanti tentativi del genere in passato) ma se durerà gli sarà andata bene e tutti saranno contenti: sempre che gli introiti generati vadano a finire nelle casse degli autori o che ci siano accordi tra il servizio e le case discografiche.

Pessimismo

Il problema del download non è solo italiano e soprattutto non è legato soltanto alla musica ma si espande in altri settori basti pensare alle Serie Tv, Software, Videogames: non c’è da stupirsi se dunque un ragazzino che linka online viene arrestato. E questo accade in UK.

Mi pare rilevante però sottolinare due ordini del giorno della Commissione Cultura (andatevi a leggere da chi è costituita) riguardo il diritto d’autore: riforma della SIAE e diritto di copia privata anche in presenza di DRM.
Insomma i legislatori ogni tanto qualcosa di buono (anche se a volte pare ci sia la corsa al contraddittorio per far contenti tutti e nessuno) in Italia la fanno o per lo meno propongono: ma quando si aprirà veramente un dibattito pubblico (non solo nei blog) e sistemeremo questa situazione?

[UPDATE November 1]

Via Corso Sempione leggo questo post di indieriviera riguardo i piccoli negozi musicali distrutti dai grandi Centri Commerciali: sono assolutamente d’accordo, anche nella mia città piccoli negozi hanno chiuso in parte anche per la massiccia presenza della grande distribuzione e dunque delle offerte dei CD venduti sottocosto. Anche io preferirei rapportarmi col negoziante esperto, navigato o comunque appassionato: ed infatti è quello che faccio quando raramente acquisto album musicali.

5 Comments

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  • Il punto è questo: il diritto d’autore non è più una faccenda tra case discografiche (o cinematografiche), e legislatore. Dovrebbe entrarci anche un terzo: cioé noi. Non perché “la gggente” è buona e onesta; ma perché buona parte di essa è coinvolta nella trasformazione dei media e nella fruizione dei contenuti. In un certo senso guida quella trasformazione. Far finta di nulla, proprio come fanno le case discografiche, vuol dire nella migliore delle ipotesi finire ai margini di quanto sta accadendo, e che sta cambiando tanta parte della nostra quotidianità.

  • @Marco: E’proprio ciò che mi chiedo anche io: mi farebbe piacere appunto che gli utenti possano dire la loro perchè le in fin dei conti si tratta di capire le loro esigenze. Perchè scaricano copie pirata o protette da diritto d’autore?
    Soluzioni: può esserlo il DRM nel futuro (o l’attuale presente)?
    Ho fiducia nel legislatore purchè egli sia come spesso debba essere aperto al dialogo ed a diverse visioni.