Uno dei post più commentati su questo blog è quello su Bidplaza, uno dei tanti siti di aste al ribasso con le quali meno offri più hai la possibilità di acquistare (o sarebbe meglio dire “vincere”) un prodotto. Che il meccanismo sia oscuro e non ancora chiaro è sotto gli occhi di tutti perchè a prima vista può sembrare una sorta di lotteria dove chi ci guadagna è solo il banco, specie se il numero delle persone che “scommette” di offrire la cifra più bassa è copioso.

Sono nati tantissimi altri servizi simili: Youbid, Shakebid, Bidrun, Bidpremium, Asteclic.com, Lowbid.it, Asteclub, Astaribasso, Astapazza, Calasta. Molti meccanismi sono simili proprio a quelli di Bidplaza e vengono spiegati in maniera dettagliata in questo post di Silentman.

Il Sole 24 Ore invece cerca di chiarire la legalità di questi servizi segnalando che Altroconsumo ha già puntato gli occhi su questi siti web definendo ad esempio Bidplaza come:

La legge vieta le aste online a chi vende al dettaglio; ma BidPlaza non rende noto chi sia il venditore dei beni pubblicizzati e messi all’asta. n assenza di questa informazione si deve supporre che sia BidPlaza stessa il venditore al dettaglio e quindi, per la legge, impossibilitato a fare aste online. E comunque, se anche il sito vendesse beni per conto terzi, sarebbe obbligato dal Codice del Consumo a indicare “indirizzo geografico e identità del professionista per conto del quale il soggetto agisce”: tutti dati che mancano. Infine c’è da chiedersi chi è deputato a raccogliere le offerte pervenute e a decretare quella vincente; non si fa riferimento infatti ad alcun notaio o altro pubblico ufficiale che assicuri il consumatore da eventuali manomissioni di questa lotteria a vantaggio di BidPlaza.

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