Quando leggo qualcosa non giudico mai la persona che l’ha firmato ma solo cos’ha scritto; al massimo mi chiedo perchè l’abbia scritto.

Mi hanno detto che posso sembrare maschilista negli atteggiamenti soltanto perchè, ad esempio, qualche giorno fa ho pubblicato un post sul video di Belen dove deridevo proprio chi lo stava cercando (maschi o donne che fossero a me poco importa). L’impressione è che certe garibaldine del femminismo moderno dimostrino di non avere ironia, qualità essenziale per vivere la vita con libertà e di essere coperte da prosciutti affumicati di ideologie che d’avanguardia hanno solo la muffa.

Su questo blog (e con gli amici) ho parlato del documentario Miss Representation che ha fatto discutere in Usa e che spero di vedere presto, di Tina Anselmi e del barzottesimo, mi sono chiesto se Internet fosse delle donne e di come la utilizzino ma l’attenzione di alcune persone si è focalizzata su di un post ridicolo che non aveva nulla di serio. Se la provocazione scandalizza alcune donne o uomini allora c’è qualcosa che non va in loro.

Sai cosa mi salva dalla libidine dell’ovvietà? Il teatro. Grazie al teatro ho imparato a costruire e decostruire, a usare il corpo come espressione ma a non dargli importanza alcuna. A ridicolizzare, irridere, che se con un testo non viene bene c’è uno sguardo, un urlo, un attimo di silenzio. L’immagine è importante, certe volte fondamentale ma laddove non c’è un messaggio diffuso ci costringiamo a trovarlo, siamo subdolamente abituati a farlo.

Che sia proprio la pubblicità (chi la subisce ma anche chi la fa) con il suo marketing a fomentare alcuni stereotipi, a farci credere che le persone siano tutte fatte di sbiaditi clichè da appiccicare addosso come fossero delle etichette di Gmail?

Le donne di colore (altra categoria da considerare dopo le femministe, i camionisti, eccecc) sono dipinte dalla pubblicità in questo modo, come delle veline stupide e sportive che non si fanno la permanente. E’ così che alcune persone guardano le altre: con l’occhio di un regista mentre cerca di girare uno spot televisivo.
Non si rendono conto che la camera sfugge via veloce, che i binari del carrello non sono sempre dritti e che se piove allora sei fottuto, non vedi niente e scivolare è troppo facile. Ammesso tu voglia stare seduto e goderti tutti i dettagli di un capolavoro d’umanità che nessuno sta reclamizzando.

Photo by http://alexandradal.deviantart.com/#/d4drq7n via [Nomfup]

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