Sono quasi sempre gli stessi e si ripetono ciclicamente, come fosse un fenomeno nuovo. Su Friendfeed si discuteva ad esempio di responsabilità del blogger mentre da altre parti sulla definizione di blog. La confusione è tanta e, nonostante il non chiaro carattere di alcune iniziative, poche sono le realtà che cercano di portare (o sarebbe meglio dire “avvicinare”) fuori la Rete a tutti e ci riescono veramente. Me ne sai indicare qualcuna? Non sarebbe meglio ragionare al contrario ed avvicinare le persone al Net?
Avvocati, medici, salumieri, meccanici, commercianti, noi stessi. Che ne sanno questi del Web 2.0? Probabilmente quasi nulla.
Come possiamo spiegarlo noi che a volte sappiamo poco degli strumenti o li usiamo in malo modo? Forse ci è difficile perchè dobbiamo ancora comprenderne le dinamiche e crearne di nuove. Simulare ciò che sarà il futuro non è facile e per certi aspetti neanche così interessante.
Non si può pretendere che tutti abitino Internet nella stessa casa o con il medesimo stile di vita, che leggano o scrivano su di un proprio blog (con o senza commenti), partecipino agli eventi online, s’iscrivano ad uno o più social network e servizi, chattino con i programmi di messaggistica istantanea, mettano a disposizione la propria vita a tutti in tempo reale con il lifestreaming.
Ed allora continueremo a chiederci le stesse domande come è accaduto finora: cos’è un blog, perchè quell’autore non vuole ricevere i commenti e non dica nulla sulla sua vera identità, cosa e come guadagna da questa sua attività.
Dubbi bloggistici sempre più diffusi che dimostrano comunque un interesse (lo stesso che c’è dietro ai mainstream?) sempre più elevato: peccato che ultimamente questo provenga da una stretta fetta di persone che rappresentano magistratura, grandi aziende, interessi privati.
C’è davvero il rischio che inquinino e confondino (quanto inconsapevolmente?) le, finora lontane, masse.
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