Non bastava chiedere soldi per i cori dei bambini. In queste ore sta circolando la notizia del completamento di un accordo tra SIAE ed AGIS che risale allo scorso gennaio e che riguarda la diffusione dei trailer dei film sui siti web delle sale cinematografiche. In sostanza il sito web del tuo multisala per poter trasmettere il trailer deve pagare la SIAE con delle tariffe che “sono graduate in relazione alla dimensione delle imprese e al conseguente presumibile bacino degli utilizzatori internet dei siti. Si ricorda che per tipologie di siti consimili ed assimilabili a quelli delle sale cinematografiche (ad esempio i siti SSP-VOD) le tariffe prevedono importi varianti da 900 a 15.000 euro a semestre.”

Una sproporzione nelle tariffe c’è già tra ciò che pagano in un anno i cinema d’essai, le piccola salette cinematografiche che ancora resistono e quello che scuciono le grandi imprese dei multisala. Questo accordo finora è valso soltanto per i siti web dei cinema mentre a quanto pare la SIAE sta telefonando anche i magazine che diffondono i trailer come ad esempio Mymovies, Movieplayer, Cineblog, Screenweek, Badtaste e chi più ne ha ne metta affinchè paghino anche loro. E’ stato richiesto il pagamento di 450 euro a trimestre per pubblicare circa 30 trailer.

La SIAE ha una definizione ambigua del Web (restano ancora poco chiare le risposte alle 10 domande di Wikimedia mentre è perfetta quella della Pop Culture) come si può leggere sul suo sito:

Qualunque utilizzazione di un’opera cinematografica o assimilata su rete telematica deve essere autorizzata dal titolare del diritto, che in genere è il produttore o chi ha acquisito da lui i diritti in base ad un contratto.

La stessa regolamentazione vale anche per le opere su supporti off-line (videocassette, DVD, CD-ROM, ecc.) e per l’utilizzo di frammenti in opere multimediali (CD-I).

In tutti questi casi, oltre ad avere l’autorizzazione del produttore cinematografico o audiovisivo, l’utilizzatore deve anche corrispondere l’equo compenso a favore degli autori di opere cinematografiche ed assimilate (regista, soggettista e sceneggiatore), da negoziare con la SIAE (artt. 46bis e 18bis della L.d.A. n. 633/1941 e successive modificazioni).

Per i portali e i siti che offrono opere cinematografiche o audiovisive, quali film, cartoni animati, fiction, documentari, ecc., unitamente alla licenza per l’uso della colonna sonora, la SIAE prevede tariffe per le distinte forme di utilizzazione via Internet, pubblicate insieme alle modalità per il pagamento nel contratto destinato ai Multimedia Service Provider (MSP).

Alcuni siti per cautelarsi hanno già cominciato a chiudere le sezioni video che ospitavano i trailer. Non è che c’entrano qualcosa i debiti della SIAE? Mi astengo dal commentare se non segnalando quanto diceva Giorgio Assumma nel 2007: “la nostra vocazione è far pagare più soldi possibile, siamo valutando tutti i mezzi per incassare di più, ma dobbiamo anche pensare alla cultura, quindi vogliamo lasciare degli spazi di movimento“.

E l’hanno trovato il sistema per pensare alla cultura…del denaro. Lascio a Guido ogni commento giuridico.

Image: http://www.mediademocracyfund.org/about/mdf-voices/appropriart-a-graphic-about-copyright-susie-cagle-co-produced-mdf-and-gia

[UPDATE – AGGIORNAMENTO 27 Ottobre]

– Su Facebook la SIAE scrive: “la Siae amministra i diritti di comunicazione delle musiche, incluse quelle che fanno parte della colonna sonora dei film. La musica è di solito anche una componente essenziale dei trailer e la Siae sta semplicemente cercando di regolarizzare anche questa offerta, offrendo una licenza a tutti quei siti che finora non hanno mai pagato questi diritti d’autore. Si tratta di magazine cinematografici e siti vari che contengono pubblicità ed hanno un chiaro carattere commerciale. La questione è stata affrontata anche con i produttori e i distributori cinematografici, oltre che con l’associazione degli esercenti cinematografici, i quali tutti hanno riconosciuto l’esistenza dell’obbligo per le colonne sonore dei trailer come dei film.”

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