Non ho proprio voglia di dire banalità come “gli UGC (User Generated Content) sono morti“. Tutto è molto relativo, generalizzare in questo caso è un suicidio: se hai qualcosa (d’interessante o meno) da dire vinci sempre.
Bisogna andare dagli utenti, avvicinarsi ed ascoltare, ripetono alle aziende. Sempre più spesso quindi si confondono i media sociali con le Public Relations, le PR “manipolate” dalle agenzie di comunicazione. Che grave errore!
Le persone si “pokano”, mandano messaggi tra di loro, scambiano link, si dividono tra una chat e l’altra mentre mangiano, giocano al PC e salvano le loro sessioni migliori magari in un video, usano la webcam per giocare, passano del tempo a smontare e rimontare le loro foto. Sono solo alcune delle tante attività possibili.
E’ impossibile (anche statisticamente parlando) che non ci sia tra gli 82 milioni di contenuti generati dagli utenti americani (quindi in Usa) qualcosa di buono e qualitativamente valido:
Il 60% di questi consumano contenuti mentre il 42.8% li produce: in mezzo quasi fosse una struttura atomica, vagano, si alternano e si scontrano i prosumers. La maggior parte, circa 71 milioni di persone, produce un contenuto (bisognerebbe anche iniziare a definire questa parola) attraverso il social network, 21 milioni scrive sui blogs, 15 milioni fa upload di video e più di 11 milioni partecipano a mondi virtuali (Second Life, WoW? Anche qui ci vorrebbe una distinzione, IMHO).
Da qui al 2013 secondo queste stime la produzione di materiale sia attraverso i blogs che i video aumenterà in maniera pressocchè uguale a quella odierna mentre il grosso arriverà come al solito dalle reti sociali. Siamo ancora lontani dal capire se “Internet is for video or text“.
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