Ieri in auto una mia cara amica mi diceva che, se non andrò a votare neanche questa volta per le Europee, l’n-esima vittoria di Berlusconi sarà colpa mia e di tutti quelli come me. Non sopporto questa idea di dover necessariamente scegliere il male minore. Non ho mai amato le mezze misure, i compromessi. Non amo i mezzi politici. Sogno ancora un golpe di stato con partigiani a cavallo stringere in mano l’arma bianca della Costituzione Italiana e spazzare via il seme della corruzione.
La televisione è finzione ma spesso i politici finiscono per confonderla con la realtà, deludono profondamente gli occhi distratti e strabici dei legislatori. Politici come Daniela Santanchè sono lo standard di questo Paese, diventati eccellenza per convenienza più che per disperazione, in continua campagna elettorale affogati dalla necessità di visibilità.
Dichiarazioni tanto demogagoche (ed in molti casi anacronistiche) quanto insulse non sono mai susseguite da atti concreti, da riflessioni coerenti. E non fa più differenza che questi fioriscano e provengano dal Nord o dal Sud, si arraffa e si sputa a destra come a sinistra.
Resistere non è per tutti. La satira in questi anni sta dicendo le verità che la politica non ha avuto il coraggio di urlare. Sembra folle ma sono loro i nuovi partigiani, i comici italiani?
Il 25 aprile non può appartenere contemporaneamente a Enzo Biagi e a chi lo ha fatto cacciare dalla Rai con un editto dalla Bulgaria. Abbiamo perso il valore della libertà. Eppure ci è costata tanto, tanti morti, troppi partigiani.
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– Da leggere ed ascoltare la poesia recitata da Gigi Proietti: Mio padre è morto a 18 anni partigiano.