Quanta acqua è passata dal Cluetrain Manifesto e da quel “i mercati sono conversazioni” che ha visto esplodere una sorta di Weconomy con una rinnovata visione di Internet, dell’informazione e quindi della globalizzazione, del mondo come lo conoscevamo. Con questo marasma di conversazioni e dati, in sostanza soldi e interessi, è nata una certa apprensione verso la protezione della privacy. E’ per questo che la scorsa estate Shel Istrael ha realizzato in 6 punti The Online User Manifesto che ha ripreso qualche giorno fa su Forbes. E’ un po’ un atto d’accusa più che un vero e proprio manifesto.

Ho provato a tradurlo in italiano e spero di esserci riuscito al meglio, aspetto un tuo parere.

 

IL MANIFESTO DEGLI UTENTI ONLINE

 

1. Noi, popolo di Internet, abbiamo dei diritti inalienabili che nessun provider può rimuovere o azzerare. Siamo nati con questi diritti e non ci rinunciamo quando andiamo online. Quando visitiamo il vostro sito continuiamo ad avere questi diritti e dovrete rispettarli altrimenti ne uscirete sconfitti.

2. Avete presunto il diritto di prendere i dati su ciascuno di noi. Li raccogliete, rivendete e decidete per noi cosa vedremo online. Tutto questo lo chiamate “personalizzazione”.

Ci rendiamo conto che sarebbe più facile arginare la marea di un oceano che fermare queste pratiche. Ma voi dovete smettere di farlo in segreto. Supponete una privacy relativa ai nostri dati personali strappandocela, questo deve finire.

Noi, gli utenti, abbiamo il diritto di controllare i dati personali che raccogliete. Abbiamo il diritto di esaminare e analizzare cosa dite e vendete riguardo noi. Abbiamo il diritto di contestare e persino aggiungere nostri commenti. Se farete delle ipotesi, sulla base dei nostri dati, dovrete chiedere il permesso prima di filtrare e modellare i risultati che fornite in nome di una “better user experience“.

3. Nel nome della Personalizzazione siete voi a determinare cosa vediamo quando cerchiamo online. Siete voi a decidere di chi siamo amici, chi seguiamo e chi leggiamo. Siete, senza il nostro permesso, diventati i nostri filtri e censori.

Fate questo autonomamente determinando non solo ciò che ognuno di noi riesce a vedere e conoscere ma anche quello che gli altri riescono a vedere e sapere di noi.

Questo non è giusto. Chiediamo il diritto a Partecipare al contenuto che vediamo prima che lo manipolerete.

4. Dal punto di vista legale siete abili a pararvi il sedere con caratteri in corpo 6 e termini in legalese che molti di noi non leggono e non possono capire. Se per voi è necessario usare un linguaggio di questo tipo allora dovrete sviluppare delle sintesi esecutive con termini chiari e semplici di ciò che viene detto.

5. Selezionate per noi il contenuto che pensate ci piacerà. Quello che di noi vi avvantaggia e credo sarà così a lungo, è che noi siamo esposti a sempre più annunci pubblicitari e che ci piacciono solo le persone che incontriamo.

Questo può essere vero o falso. Noi, gli utenti, abbiamo il diritto di vedere contenuti e punti di vista differenti dai nostri. I liberali possono scegliere di vedere contenuti dai conservatori e viceversa (n.d.r. guarda Eli Pariser cosa dice al TED). Gli atei e gli agnostici devono avere facile accesso alle persone che sposano delle religioni.

Abbiamo il diritto di non diventare una società polarizzata in funzione delle decisioni che prendete su di noi senza il nostro consenso.

6. Abbiamo il diritto di possedere le nostre parole, immagini e pensieri. Impossessarsi delle nostre parole con o senza permesso è plagio. Riutilizzare qualsiasi proprietà intellettuale senza attribuzione è un furto. Ignorare questi fatti vuol dire ignorare le leggi vigenti nella maggior parte dei paesi del mondo.

1 Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.