Non solo barriere architettoniche ma anche culturali: secondo il decreto (file .PDF) approvato e promosso dal ministro per i Beni Culturali, Rutelli, in Italia verranno digitalizzati dagli editori italiani 3000 libri (2000 di autori italiani, 500 di autori stranieri, più 500 titoli a richiesta dei lettori, dunque non i “classici”) all’anno affinchè anche i ciechi e gli ipovedenti possano usufruire delle opere letterarie. In pratica il libro da cartaceo diventa digitale, bit, trasformandosi così in un ebook o ancora meglio in audiobook da ascoltare.
Ed i soldi per fare tutto ciò da dove arrivano? Dall’ultima Finanziaria: quasi 3 milioni di euro di finanziamento complessivo (che verranno erogati pian piano, un terzo alla volta e dopo il “primo” anno) per la realizzazione di questi progetti che devono assicurare comunque i servizi richiesti dalla legge (ovvero accessibilità per i disabili visivi). Non entro nel merito del diritto ma faccio alcune considerazioni brevi.
L’idea è senz’altro lodevole però mi sembra che ci siano due cose che non vanno: la prima è che questo decreto non è nulla di nuovo, lo Stato “finanzia” gli editori (che possono riunirsi anche in consorzi) che vorranno realizzare opere digitali per disabili visivi. In tal modo spinge ed amplia l’offerta stessa degli editori che così ne possono trarre solo vantaggi: che senso ha creare un “incentivo” per un anno (per ogni anno?) e poi nulla più? Prendere i soldi e scappare via con il malloppo? Gli editori italiani e stranieri non prevedono già la realizzazione di opere di questo genere?
La seconda è che nel decreto non viene specificato che formato (si dice solo “diversi tipi di file”) utilizzare, chè non può essere “solo” un file di testo (txt) qualsiasi o un XML anche se è condizione necessaria che debba essere facilmente trasportato sui sistemi di riproduzione vocali (che costano molto). Esistono già formati del genere, uno dei più noti al mondo è Daisy, uno standard (XHTML) riconosciuto anche dal W3C e del quale è possibile leggere online le linee guida.
Infine il decreto è riservato a ciechi ed ipovedenti: e gli altri disabili li dimentichiamo? Penso ad esempio ai dislessici: senza realizzare alcun decreto per questi disabili c’è già da tempo un accordo tra gli editori affinchè forniscano libri in formato digitale. Più che l’Italia dei libri digitali e dell’innovazione mi sembra l’Italia degli editori.
Via [Punto Informatico]
Però ammetti che è un primo passo. Certo, qualcuno ci guadagnerà, ma ci guadagneranno anche quelli che non ci vedono, o che vedono poco..