Non mi chiedo più se la carta sopravviverà o se il giornalismo morirà o meno ucciso da quello partecipativo e dall’incapacità di rinnovarsi. Queste domande non hanno più senso in rapporto al Web ma semmai alle applicazioni. Se consideriamo poi alcuni “fenomeni”, certamente da verificare, come quello de Il Fatto Quotidiano che farebbe 8 milioni di euro di utile allora cadono alcuni miti che si sono costruiti in questi anni.

Voglio raccontare un piccolo episodio che mi è successo qualche giorno fa. Su Nòva 24 de Il Sole 24 ore del 15 Luglio avevo scritto un articolo sul confronto tra le tariffe dell’energia elettrica dove a fine pezzo c’era come di consueto la mia email oltre che l’indirizzo del blog.

Dopo più di due mesi mi ha scritto via posta elettronica un lettore di Nòva per pormi alcune domande e sono rimasto colpito, quasi affascinato dall’effetto flash-back della carta. Se cloud computing è e sarà allora come per l’analogico anche per il digitale bisognerà porsi più spesso di quanto facciamo attualmente il problema della preservazione dei dati.

Longevità, duplicazione, refreshing, metadati affidabili e durevoli tra le caratteristiche da migliorare. Vogliamo affidare la nostra memoria storica soltanto ai bit oppure conservare un piccolo posto per la carta?

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