Scrive Repubblica:

Saranno pure trascorsi quasi sei anni da quel maledetto terremoto del 31 ottobre 2002 che ha portato morte e distruzione in Molise, ma adesso i quasi duemila residenti delle baraccopoli di San Giuliano, Colletorto e Bonefro sono “cittadini digitali”.

Un milione di euro di fondi pubblici per portare il sistema wi-fi (una connessione veloce ad Internet attraverso la banda larga) nei comuni più danneggiati dal terremoto del Molise. Il problema è che per far tornare queste famiglie nelle loro abitazioni, pare occorra ancora tempo. E così, per ora, sono “cittadini digitali”, ma tra le baracche.

Così, il paradosso è che nelle casette di legno dei villaggi provvisori, internet cammina (a caro prezzo) solo più velocemente.

Non sono l’unico ad essere leggermente preoccupato. Perchè in Italia c’è la cattiva abitudine di cavalcare l’onda, qualunque essa sia.
C’è poi banalmente da chiedersi quanti politici conoscano davvero il significato del termine digital divide. Invece che leggere Wikipedia e fare i finti nerd che giocano con il wi-fi, è meglio che risolvano prima ed al più presto possibile l’house divide.

[UPDATE]

– A tal proposito mi piace ciò che ha scritto Stefano: l’accesso wireless collega le persone, l’accesso fisso collega i luoghi.

2 Comments

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  • In questi giorni torna a galla l’orrore di Fondo Fucile, la baraccopoli di Messina risalente al terrenoto del 1908.. In Italia i politici ed i portaborse adorano i terremoti proprio perchè sono il più grande serbatoio di malversazione e ruberie.. Quelli di Messina non hanno nemmeno il Wi-Fi in compenso hanno eserciti di topi e una bellissima rete di fogne a cielo aperto oltre ad una distesa di tetti di amianto..

  • @newmediologo: Si, certo, è un occasione come un’altra…non sapevo però a Messina avessero ancora problemi, mi sembra assurdo davvero.