Dopo tanto dibattere sembra questa una delle conclusioni dello studio Public support for Media: Six-Country Overview of Direct and Indirect Subsidies (file .PDF) condotto da due ricercatori del Reuters Institute for the Study of Journalism della Università di Oxford che analizza i finanziamenti pubblici all’editoria diretti e indiretti in alcuni Paesi tra cui Uk, Usa, Italia, Francia, Germania, Finlandia.
Su LSDI trovi una analisi completa su finanziamenti diretti e indiretti. Mi interessa invece notare un aspetto che sfata un recente stereotipo: la crescita di internet non ha provocato nessun calo nella diffusione della stampa!
Se consideriamo la Finlandia e il Regno Unito hanno entrambi una grossa audience e un alto numero di utenti Internet (il 57% e il 37%) e in entrambe le nazioni la penetrazione dei quotidiani nella popolazione si attesta rispettivamente al 79% e al 66% mentre in Italia è ferma al 45% (situazione simile in Usa e Francia).
Inoltre, in nessun caso dei paesi analizzati vale l’equazione dare più soldi ai media=avere più lettori. In Italia la voce ‘altri sussidi’ è costituita da soldi pubblici che finiscono nel settore radiotelevisivo ovvero alle emittenze private.
Ripensare ai finanziamenti pubblici e alla loro ripartizione è quindi un problema politico ma anche sociale. La domanda alla quale vale la pena di rispondere è: se i Governi cominciassero a erogare (come fa la Francia con circa 20 milioni di euro l’anno cioè meno dello 0,5% di tutti i sussidi) finanziamenti pubblici anche agli altri media, quelli online e che attualmente sono più soggetti allo sforzo innovativo, cosa accadrebbe? Una Internet che prende soldi dallo Stato o riceve agevolazioni fiscali cosa comporta?
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