Qui in provincia di Caserta fare turismo è sempre stata un’impresa non solo per le note difficoltà del territorio ma anche per un forte senso di disunione tra le istituzioni. Coinvolgere tutti gli attori della filiera in maniera concreta e fattibile è sempre stato difficile se non impossibile. Eppure si continuano a finanziare spedizioni all’estero o in Italia degli enti preposti a promuovere il territorio: l’ultima in ordine di tempo riguarda la BIT, la Borsa Internazionale del Turismo che si è tenuta di recente a Milano e dove la regione Campania ha speso circa 500 mila euro.
Per vendere pacchetti turistici la provincia di “Casèrta” era presente con un suo stand: i risultati pubblicati qualche giorno fa da “Il Mattino” parlano di circa 5000 visitatori, 2000 cocktail serviti ed una cena offerta a 100 acquirenti con i quali evidentemente si è fatto business (spero per una cifra superiore ai 500 mila) a suon di forchette.
Nelle immagini (ringrazio Costanza Giovannini per i contributi multimediali) potete vedere qual è stato il concept realizzato ed offerto ai visitatori riguardo Caserta. Siamo ancora fermi al balletto cortigiano, al consacrare l’acqua (occhio che quella vera della Reggia di Caserta è piena di alghe!) della fontana di Diana e Atteone: le bellezze nascoste da sempre all’ombra della Reggia non emergono neanche in questa occasione.
Proprio in un periodo in cui fiorisce un’economia commerciale legata all’apertura massiccia di bar, lounge cafè in città, vendere la Caserta “da bere” neanche fosse una moderna Atlantic City sembra alle istituzioni una buona idea ed invece è pessima, non restituisce al territorio dignità e contenuti, come se non ci fossero storie di straordinaria umanità e bellezza da raccontare.
In questi ultimi anni ho partecipato a diverse riunioni e proposto progetti sul turismo nel tentativo, invano, di fare rete e uscire dal torpore in cui è questo settore. Ho addirittura coinvolto aziende in progetti che se realizzati sarebbero innovativi anche da altre parti: mi sono scontrato con il clientelismo, l’ignoranza, la mala organizzazione, la politica e non ho ottenuto nulla che non fosse la solita tiritera del “non ci sono soldi”.
E’ la volontà che manca. Ho sbagliato, sono stato incapace: ad ogni incontro avrei dovuto servire bottiglie di Champagne. Siamo nel 2011 ma credo si possa ancora cambiare e cominciare a guardare finalmente oltre i Borbone altrimenti non ci meritiamo nessun futuro.
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