Mentre tutti, tra studenti ed in parte professori e ricercatori, sono in vacanza, ieri al Senato è passata la riforma Gelmini. Tra tagli e controtagli, che si spera servano a far risparmiare più che a devastare l’università, qualcosa di buono c’è se si considererà sempre più il merito quale metro di giudizio assoluto.

Con la riforma rischiano però di sparire diverse facoltà e molti atenei. Nei mesi scorsi ci sono già state delle debole proteste soprattutto da parte dei ricercatori: nella lotta ai baroni infatti costringere tutti ad andare in pensione prima per allontanare i professori anziani di oggi penalizza soprattutto i giovani ricercatori.
E l’autonomia delle Università? Il problema dell’Italia al solito è la corruzione: se fosse limitata ogni ateneo potrebbe avere una sua autonomia gestionale nelle risorse umane (quindi decidere assunzioni, promozioni e rimozioni senza lunghi concorsi pubblici) che unito ad un criterio trasparente e meritocratico nella distribuzione dei soldi pubblici potrebbe far ripartire le Università e mettere in circolo un meccanismo virtuoso per il quale “sopravviverebbero” automaticamente soltanto gli atenei migliori.

La riforma passa alla Camera dove spero venga discussa a lungo. Teniamo gli occhi aperti, l’Università è il futuro di un Paese.

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