E’ la parola che ho oggi e non c’entra nulla l’anniversario di Falcone e Borsellino o altre commemorazioni: dopo tanti anni ancora non abbiamo capito che i martiri in questa Italia non servono a nulla, che schiaffiare in prima pagina le foto e i nomi delle vittime delle stragi lascia purtroppo il tempo che trova. Così come a nulla servono più i lunghi monologhi di Saviano sulle inique di questi personaggi anzi alimentano ormai soltanto un immaginario fantastico, da Padrino.

Ed è schifoso saccheggiare i profili Facebook delle ragazze (minorenni) di Brindisi alla ricerca di chissà quale particolare pruriginoso (lo avete chiesto il permesso ai genitori? o credete che basti accettare i termini di servizio di Facebook per entrare nel calderone dei media?), lo è ogni sacrosanta volta che la cronaca nera ne fa uso e abuso. Poichè nei giornali non esiste quasi più (soprattutto per ragioni di costo, evidentemente) il giornalismo d’inchiesta allora risulta più facile scavare sul Web o analizzare le vite delle vittime piuttosto che quelle dei delinquenti ignoti, di quei mafiosi della Sacra Corona Unita che hanno organizzato un attentato senza precedenti che evidentemente rappresenta un segnale anche mediatico come mostra l’andamento su Twitter con più di 11 mila tweet in sole 3 ore.

Le mafie non conoscono crisi economica e anzi una società frastagliata e con tanti problemi come quella italiana diventa facilmente manipolabile. Perchè i giornalisti invece che costruire gallery non provano a indagare, a spiegare perchè questi mafiosi sono tornati a fare stragi?

Poichè torniamo prepotentemente alla ribalta sui media internazionali come la BBC per la mafia è importante che la Carovana Antimafia internazionale non si fermi e anzi prosegua con più tappe di prima passando proprio nelle scuole: i ragazzi non devono avere paura, devono coltivare la legalità e il senso di giustizia affinchè possano mettere fine all’esistenza delle mafie in Italia nel prossimo futuro. E’ quello che tutti abbiamo sempre pensato e prima o poi si avvererà, bisogna lavorare facilitando questo percorso, affinchè le distanze non siano solo generazionali ed i legami di sangue non abbiano più importanza per pensare di poter cambiare rotta.

Qualche giorno fa viaggiavo in Costiera Amalfitana insieme ad alcuni turisti stranieri (americani, principalmente) che avevano appena attaccato bottone e li sentivo discutere sull’Italia: scurdammoce o’passat, pizza, sole e mandolino vengono ormai all’ultimo posto mentre tra le prime parole c’era proprio “mafia”.

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