Leggo su Wittgenstein un articolo scritto da Alessandro Baricco su Repubblica:

Oppure: vogliamo parlare dell’appassionata difesa del teatro di regia, diventato praticamente l’unico teatro riconosciuto in Italia? Adesso possiamo dire con tranquillità che ci ha regalato tanti indimenticabili spettacoli, ma anche che ha decimato le file dei drammaturghi e complicato la vita degli attori: il risultato è che nel nostro paese non esiste quasi più quel fare rotondo e naturale che mettendo semplicemente in linea uno che scrive, uno che recita, uno che mette in scena e uno che ha soldi da investire, produce il teatro come lo conoscono i paesi anglosassoni: un gesto naturale, che si incrocia facilmente con letteratura e cinema, e che entra nella normale quotidianità della gente.

Se, da una parte sono d’accordo nel dare più soldi alle scuole ed ai formatori, aprire lì teatri e mettere in televisione programmi che facciano cultura (destinati ormai solo agli insonni ed ai dannati), dall’altra ci tengo (perchè non so Baricco ma io ho fatto teatro) a sottolineare che escludere anche il sovvenzionamento pubblico dei teatri sarebbe una lenta rovina.
E’ vero: per anni si è pensato che fosse necessario dare qualche soldino al teatro, un contentino per tenere buoni gli artisti e pavoneggiarsi con le grandi opere. Evidentemente non basta più anzi la mancanza dell’esistenza di una politica seria non ha fatto che peggiorare le cose: se ci pensi non esistono più valenti autori teatrali, drammaturghi, si susseguono opere pressocchè identiche frutto di uno scambio di produzioni tra un teatro e l’altro (questo me lo raccontava anche una grande attrice teatrale italiana), cartelloni fatti con il marketing del biglietto più che con gusto, criterio e rispetto per il pubblico.
Quei comportamenti negativi che prima appartenevano solo al mondo del cinema sono stati trapiantati anche nel teatro: si fanno musical con l’emergente (forse perchè un vincente del televoto) ragazzo di “Amici” per attirare l’attenzione delle ragazzine.

Ho sempre pensato che la cultura e l’arte dovessero essere espressioni naturali il cui godimento fosse libero ed aperto a tutti. Al Berliner Ensemble uno spettacolo di un testo di Brecht costa 7 euro; in Italia la messa in scena in un piccolo teatro di provincia di un testo di Molière rivisionato da Carlo Croccolo può arrivare a costare dai 20 ai 40 euro.
Pensare che dare soldi ad associazioni e fondazioni risolva il problema è da stupidi così come aprire e tenere scuole di scrittura dove per entrare devi fare un mutuo o essere raccomandato.
Non voglio dire che il discorso di Baricco sia completamente sbagliato ma che le idee se sono buone hanno sempre un valore forte e concreto: probabilmente se la cultura della società italiana vacilla e sta per crollare (forse l’ha già fatto?), pur provenendo da basi solidissime, un motivo deve pure esserci. Si è guardato al passato senza pensare al presente e soprattutto al futuro.

Quanti di voi, parlo di quei giovani nella fascia 18-25 anni che frequentano molto i social network, sono entrati in un teatro ed hanno goduto di uno spettacolo? Cosa vi ha spinto a scegliere il teatro invece che il cinema, la tv o il Web?

[UPDATE]

– A quanto pare non sono l’unico a pensarla così: altri pareri su Repubblica.

4 Comments

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  • Te lo dico io come funziona: come diceva Giorgio Strehler, i drammaturghi e il teatro in generale sono portatori di pensiero. Il teatro aiuta il cittadino a farsi una cultura riflettendo sul contenuto della commedia.
    Il capo comico ha la necessità di mettere in guardia la società in cui vive dei pericoli imminenti che la minacciano.

    Oltre 20 anni fa Strehler mise in scena il Faust e – soprattutto – “I giganti della montagna” di Pirandello!. Oggi si è avverato il degrado culturale denunciato a suo tempo.

    Se togli sovvenzioni al teatro, togli sbocchi alla libera circolazione della cultura del pensiero!

    Che il bravo Baricco continui ad appogiare questo scempio!
    Soprattutto: chissà se quando il vecchio ministero dello spettacolo tolse vergognosamente fondi al Teatro Regio di Parma per darli al Parma Calcio (di Calisto Tanzi, tanto per i ricorsi storici) qualificato in Coppa Uefa come “miracolo nascente del calcio, testimonianza della new economy che poi sappiamo tutti come è andata a finire!

    Dicevo: chissà se era a scioperare come me e tanti altri (rinunciando allo stipendio, perchè le maestranze del teatro allora non erano pagate in tempi di sciopero) o andava imberbe alle partite?????

    grazie e scusate lo sfogo. Non ho avuto la fortuna di studiare, ma la mia scuola è stata il Piccolo Teatro di Strehler…

    l’avesse fatta Baricco!