Come già succedeva nel 2003 mi duole constatare come secondo la relazione sullo stato sanitario dell’Italia nel 2009-2010 la Campania è la regione con il tasso di mortalità più alto d’Italia sia per gli uomini che per le donne: in questa terra un uomo vive 1,6 anni in meno della media italiana e a 2,6 anni in meno di un marchigiano mentre una donna campana 1,5 anni in meno rispetto alla media nazionale e addirittura 2,6 in meno rispetto a una donna di Bolzano.

In Campania si registra il tasso più alto di mortalità degli uomini per tumore del polmone con il 9,75% (contro il 7,95 della media nazionale), non a caso qualcuno la chiama la Terra dei Fuochi a causa dei danni perpetuati dalle ecomafie. L’altro giorno ho sentito dire dal pm Corrado Lepore che il reato di “disastro ambientale” in realtà nell’ordinamento giuridico italiano non esiste ma che è stata una “invenzione” necessaria costituita dalla procura di Santa Maria Capua Vetere e riconosciuta dalla Cassazione.

Le Procure non hanno mezzi e soldi, l’ARPAC è un organo inefficiente, il registro dei tumori c’è ma da pochissimo e non viene usato a dovere. E’ possibile che ci si debba deve affidare alla speranza? I cittadini della Campania sono destinati inevitabilmente a morire più degli altri?

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