Inauguro la stagione dei guest post, post scritti da altri, con questo contributo di Maurizio Mazzanti, Direttore creativo esecutivo e socio fondatore di E3, Consigliere IAB Italia. Maurizio ci parla del banner mini-sito.

Di recente è girata in rete fra gli addetti ai lavori del settore “marketing digitale, pubblicità online e dintorni” la notizia del banner mini-sito, un banner che ospita molti contenuti e per questo viene paragonato a unsito ed eletto a banner del futuro. Non è certo questa la prima e non sarà tanto meno l’ultima volta ch equalcuno inventa un titolo a effetto per raccontare qualcosa di normale, esistono i PR apposta e taluni sono anche molto bravi nel loro lavoro. Quelli che hanno creato la notizia dell’innovativo “banner mini-sito” fanno parte della categoria di quelli molto bravi dato che un banner che ospita molti contenuti quasi come se fosse un sito vero e proprio è una cosa vecchia come i banner, o per lo meno vecchia di almeno 5 anni.
E 5 anni non è un’indicazione temporale precisa, è solo che conosco esempi di questo tipo di banner da circa il 2005! Nell’estate del 2007 mi era capitato di realizzare tramite un expanding leaderboard un banner per un’automobile: una volta espanso il banner passava da 728×90 a 728×600 e attraverso 4 etichette nella parte alta del banner era possibile approfondire il design dell’auto tramite foto, leggere le schede con le performance, leggere una scheda con una sintesi della tecnologia introdotta nell’auto e guardarne un paio di video: uno di prodotto e l’altro lo spot. Se i contenuti all’interno di questo banner espanso sembrano tanti in poco spazio si pensi che l’area di questa pubblicità è più dello schermo di mezzo iPad!

Ma la pubblicità online non si valuta in base alla superficie occupata ma a un insieme di metriche quali il tasso di interazione con chi ha visto la pubblicità. E quel formato pubblicitario ha ottenuto un tasso d’interazione del 26% con una durata media dei contenuti espansi di 25”.
Last but not least, infine, il CTR del banner è stato dell’1% e ilmotivo principale per cliccare il banner era compilare un form per essere ricontattati da un concessionario e fissare il test drive. Tutti questi dati sono certificati da Eyeblaster, l’azienda che ha curato l’hosting di questo rich media e che ora si chiama Mediamind. La conferma poi che questi “banner mini-siti” non siano certo una novità del 2011 ci arriva anche da Roberto Carnazza, country manager per l’Italia di Weborama, un’azienda francese che attraverso Adrime offre servizi dipubblicità online rich media.
Roberto ha condiviso con me alcuni esempi e per rimanere in ambito automobilistico riporto questo: http://clients.adrime.com/files/campaigns/1131370369/6361/IT_leonardo.it_index.html

Come è possibile vedere ci sono 4 diversi modelli di Mitsubishi con relative schede, prezzi e video. Per quanto riguarda i risultati, poi, il tasso di interattività di questo tipo diformati per l’esperienza di Roberto è circa del 40% superiore alla media.

Cliccare un banner vuol dire cambiare bruscamente la propria navigazione, le persone tendono a voler proseguire ciò che stavano facendo anche a fronte di una pubblicità che attira la loro attenzione. Ma se questa pubblicità può essere approfondita senza lasciare la pagina in cui ci si trova aumentano le possibilità di scambiare queste informazioni con un potenziale cliente! Per questo il “banner mini-sito” non è tutta questa grande novità ma ha sicuramente un futuro davanti.

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